Aprire un'attività
in Repubblica Dominicana: come non fallire

Crisi, pandemia, stipendi bassi… Quante volte avrai pensato: “Basta, mollo tutto e me ne vado e apro un chiringuito sulla spiaggia!”. Già, perché fuggire dall’Italia per aprire un’attività in Repubblica Dominicana o in un altro Paese ed essere indipendenti è l’aspirazione di molti. D’altronde, ci sono Paesi che, a differenza dell’Italia, favoriscono l’imprenditorialità (e io che ho aperto una attività nel settore del pet – www.ormedifferenti.it – ne so qualcosa!). Non solo. Hanno una burocrazia più snella o comunque meno costosa, e ritmi lavorativi e della vita in generale più tranquilli. Purtroppo però, in Repubblica Dominicana tante attività aprono e altrettante chiudono, talvolta a breve giro. Cerchiamo di capire quali sono i motivi del fallimento e in quale settore sarebbe meglio investire (leggi a tal proposito anche Come fare business in Repubblica Dominicana).

Il chiringuito sulla spiaggia non è la scelta migliore

Chi decide di espatriare è quasi sempre costretto anche a reinventarsi un lavoro. E purtroppo c’è la credenza comune che la soluzione migliore, semplice e veloce, sia aprire un bar e un ristorante sulla spiaggia: “eechecivuole a fare un cocktail o un panino”? Ma non siamo nati tutti imprenditori, e chi non lo ha fatto in Italia perché all’improvviso, tra le palme e sotto il sole caraibico, dovrebbe invece diventarlo? Oltre al fatto che aprire un chiringuito oggi come oggi, almeno in Repubblica Dominicana, è molto difficile. Così dopo aver investito e speso i risparmi di una vita, i soldi derivanti dalla vendita della casa in Italia o dal Tfr (trattamento di fine rapporto) per aprire appunto un ristorante o un bar, molti si trovano a condurre una gestione senza successo, nel migliore dei casi, con esiti negativi nel peggiore.
 
A complicare le cose, sono anche le persone che si incontrano sul luogo per caso o amicizie virtuali sui social, cui piace spesso romanzare la realtà. O anche quello che si legge o si ascolta o si guarda sui mass media che intervistano persone che hanno cambiato vita e hanno aperto una attività in un certo posto del mondo. Anche se la realtà dei fatti non si saprà mai bene fino in fondo, in ogni caso l’invidia c’è e la voglia di provare pure. E ci piace anche pensare che sia facile, che bastano due palme e il sole tutti i giorni a rendere indolore il cambiamento e a decretare il successo del nostro nuovo progetto imprenditoriale.

Perché spesso il fallimento è dietro l’angolo

La maggior parte delle persone che decide di andare a vivere in Repubblica Dominicana vuole aprire un ristorante o un bar. Il meccanismo è sempre lo stesso: arriva l’italiano di turno, acquista il locale, investe denaro, lavora per una o due stagioni, capisce tardi che si è preso una fregatura perché l’attività non rende e lo rivende a un altro italiano e tutto ricomincia da capo. Quello che dico sempre è: ma se il mio sogno è andare a vivere in Repubblica Dominicana e aprire una attività, se rende, sono così folle da venderla?
 
Quali sono dunque le cause del fallimento di una attività? I motivi possono essere diversi, ma ti spiego quelli sia dettati dalla mia esperienza in Repubblica Dominicana sia attinti alla mia preparazione in ambito comunicazione-marketing.
 

Innanzitutto, alla base c’è la mancanza di un progetto concreto che preveda target di riferimento, offerta commerciale, costi.

Già, perché per avviare una attività che fatturi non bastano volontà e portafoglio, ma serve anche un’idea vincente e un chiaro progetto imprenditoriale. In Italia faresti così, perché non farlo anche quando si va all’estero? Molti navigano invece a vista per poi scontrarsi con la dura realtà. Per esempio, aprire un ristorante dove ce ne sono già mille senza una offerta che possa battere la concorrenza non è una idea vincente. Neppure aprire un negozio di un certo prodotto senza aver valutato l’effettiva domanda. E nemmeno ancora vendere sabbia nel deserto (forse è meglio vendere acqua).

Per quanto riguarda i costi, e questo è stato anche uno sbaglio vissuto sulla mia pelle, spesso non si stilano come si dovrebbe invece fare: costo apertura, mantenimento, personale. E così prima o poi ci si rende conto di aver fatto il passo più lungo della gamba.

Poi non si valuta il mercato, non si prendono le giuste informazioni, non si fa una analisi dettagliata della domanda. E nel caso si riesca invece a mettere in piedi un buon progetto non si investe poi in marketing e comunicazione.

5 passi per aprire un’attività in Repubblica Dominicana

Per aprire un’attività in Repubblica Dominicana serve una strategia. Ricordati che business plan, comunicazione, marketing, digitale sono fondamentali anche tra le palme. Quindi, dato che quello che pensiamo spesso non rispecchia la realtà, ecco alcuni punti chiave che ti consiglio di seguire.

  1. Raccogli più dati e informazioni possibili affidandoti a esperti (come commercialista e avvocato): tipo di economia, leggi e burocrazia necessaria per l’apertura di una società all’estero;
  2. Fai un primo sopralluogo per iniziare a valutare la situazione e prendere i primi contatti utili all’attività (come i fornitori). Prendi questo momento come una vacanza, senza porti nessun obiettivo.
  3. Analizza il mercato di riferimento: hai un prodotto/servizio che porta beneficio e che possa essere desiderato? (Se non c’è desiderio devi crearlo quindi devi fare uno sforzo maggiore per esempio stimolando la domanda latente con Facebook Ads). C’è invece una domanda consapevole? (Per saperlo puoi ricorrere a Google o utilizzare sondaggi).
  4. Se vuoi rilevare una attività, cerca di capire perché è in vendita e di conoscere lo storico di quella attività (le precedenti gestioni, i libri contabili, eventuali criticità).
  5. Poniti a questo punto obiettivi Smart (specifici, misurabili, raggiungibili, rilevanti, basati sul tempo).

I settori in cui investire in Repubblica Dominicana

Chiediti: cosa manca a Santo Domingo? Nei Paesi in via di sviluppo, come la Repubblica Dominicana, servono quei servizi che da noi invece si sono oramai affermati come quelli legati alle nuove tecnologie, a internet, al risparmio energetico. I settori che più funzionano in Repubblica Dominicana, nazione competitiva e che tutela gli investitori, sono infatti questi insieme a: trasporti, manifatturiero, immobiliare (approfondisci con il post Comprare casa in Repubblica Dominicana: perché, procedure e costi), turismo, sanitario. Oltre al fatto che ci sono numerose zone franche.
 

Inoltre, la Repubblica Dominicana è uno dei Paesi di maggior attrattiva per le iniziative imprenditoriali grazie agli accordi di libero commercio con l’Europa e gli Stati Uniti. E le aziende italiane possono usufruire di interessanti agevolazioni date dagli incentivi governativi.

Gli incentivi governativi per gli investimenti in Repubblica Dominicana

Le opportunità in cui investire in Repubblica Dominicana sono quindi molte e sono disciplinate da alcune leggi. Eccole caso per caso.

Investimenti stranieri: È la legge n. 16-95 e regolamenta appunto gli investimenti stranieri. I beneficiari sono l’investitore straniero, il coniuge e i figli. I benefici invece sono: trattamento paritetico e non discriminatorio per l’investitore straniero; possibilità di rimpatriare all’estero in moneta di qualsiasi valuta, il 100% del capitale investito e anche gli utili ricavati dall’investimento.

Produzione cinematografica: È la legge n. 108-10. L’obiettivo è incentivare lo sviluppo dell’industria cinematografica come meccanismo per la diffusione della cultura dominicana e dello sviluppo economico. I beneficiari sono le persone fisiche o giuridiche che amministrano, incentivano e promuovono o sviluppano film o altre opere audiovisive che rispettano l’obiettivo della legge.

Esportazioni: È la legge n. 84-99 e vuole favorire la ripresa e l’incentivo alle esportazioni. I beneficiari sono gli esportatori, mentre i benefici riguardano l’eliminazione del carico impositivo risultante dai materiali incorporati nei prodotti esportati.

Zone franche di esportazione: È la legge n. 8-90. Ha l’obiettivo di incentivare la creazione di nuove zone franche di esportazione, così come sviluppare già quelle esistenti. Gli investimenti nelle numerose zone franche sono in regime di totale esenzione fiscale. L’investitore straniero ha la possibilità di indirizzare i propri utili anche verso altri Paesi, rendendo ancor di più queste opportunità una occasione molto interessante.

Innovazione: È la legge n. 392-397-01 sulla competitività e innovazione.  L’obiettivo è creare una struttura istituzionale che stimoli il rinnovamento, la innovazione e la modernizzazione industriale per conseguire una maggiore diversificazione dell’apparato produttivo dominicano attraverso l’incentivo di distretti e parchi industriali.

Pensionati o con rendita straniera: È la legge n. 171-07. L’obiettivo è concedere ai pensionati e ai soggetti che percepiscono una rendita economica da investimenti esteri che risiederanno in Repubblica Dominicana gli stessi benefici e le estensioni concesse per gli investitori stranieri residenti all’estero.

Fonti rinnovabili di energia: È la legge n. 57-07: l’obiettivo è incentivare mediante incentivi fiscali e doganali, lo sviluppo di nuove forme di energie (solare, eolica, gas e biocombustibili, energia ricavata da rifiuti), provenienti da risorse naturali rinnovabili che minimizzano l’impatto dannoso all’ambiente (si può consultare a tal proposito la  Commissione nazionale dell’energia).

Turismo in zone emergenti con grandi potenzialità: È la legge n. 158-01 e riguarda lo sviluppo e la costruzione di nuovi poli turistici nelle provincie e località con grande potenziale e la creazione del fondo ufficiale di promozione turistica (si può consultare Confotour e Mitur).

Sviluppo frontaliero: È la legge N.  28-01 e concerne le provincie di pedernales, Indipendencia, Elias Pina, Dejabon, montecristi, santiago Rodriguez e Bahoruco. L’obiettivo è promuovere lo sviluppo e la crescita economica delle zone frontaliere.

Industria tessile: È la legge n. 56-07 che dichiara di priorità nazionale i settori appartenenti alla catena tessile (anche pelle e cuoio), confezioni e accessori. L’obiettivo è conferire all’industria tessile (lavorazione di pellame, fabbricazione di calzature, manifattura del cuoio) un trattamento fiscale speciale simile a quello conferito nelle zone franche.

In ogni caso non esiste nessun Paese idilliaco, senza problemi, perfetto. Forse bisogna solo decidere, nel caso, quello che è più vivibile per noi tenendo conto del nostro stile di vita, delle nostre esigenze e dei nostri desideri.

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